Marina

Marina

Era una giornata soleggiata, quel lontano 25 luglio 1984, quando vidi per la prima volta la luce in un piccolo ospedale di periferia. Mia mamma aveva raccolto la verdura nei campi fino a un mese prima e stava soffrendo le pene dell’inferno, mentre mio papà era ansioso per il mio arrivo, un uomo di mezza età con la paura di non poter crescere una figlia perché troppo anziano.

Sembra l’incipit di una storia come tutte le altre, quella di una famiglia normale, ma non lo è, purtroppo.

Non eravamo solo noi 3 in famiglia, l’ Huntington era già tra noi ma nessuno ce l’ aveva presentata o meglio si è mascherata dietro ad un problema per certi versi più complicato, l’ alcolismo! Mio padre ne era già affetto quando sono nata, l’ho dedotto dai racconti di mia madre, la quale dice che già in viaggio di nozze soffriva di cambi di umore improvvisi ed inspiegabili. Quando papà mi portava a scuola alle elementari, ero piccola, spesso succedeva che camminasse con la macchina in mezzo alla strada o mi portasse con lui al bar, dove si beveva whisky o amari vari (per questo sono astemia! Odio qualsiasi tipo di alcolico!). Avevo tanta paura ma pregavo sempre andasse tutto bene e il Signore mi ha ascoltato.

Crescendo, non vedevo l’ora di fare 18 anni per prendere la patente e guidare da sola per evitare il problema!!!Non parliamo poi delle volte che dovevamo uscire per andare a cena fuori o stare insieme in pubblico, mio padre dondolava ed io mi vergognavo (alcool?........o Huntington, che logora i movimenti con il passare del tempo?????? Ora so!!); ho evitato anche di invitare amici a casa per la vergogna che qualcuno potesse sapere o vedere ma……abitiamo in un paese piccolo…la gente vede…parla….sparla…impossibile evitare il problema.

L’ alcool, questo è stato il soggetto a cui ho dato la colpa per anni, un soggetto a cui non puoi trovare scuse per spiegartelo, quantomeno non c’ erano nel caso di mio padre all’ apparenza; ma crescendo ho scoperto un nuovo mondo, quello di una malattia tristissima, che mi ha dato molte risposte o meglio tutte le risposte alle mie domande! Figlio della depressione, la quale era figlia diretta della malattia di Huntington che ormai aveva cominciato il suo corso ma nessuno lo sapeva. Gli effetti dell’ alcool coprivano molti sintomi della malattia: La cattiva deambulazione, il modo scoordinato di parlare, i pessimi cambi d’umore (a quante brutte litigate ho assistito a casa, a volte anche violente! Credetemi, rovinano molto l’infanzia, soprattutto se uno non sa darsi spiegazioni come una malattia da curare).

Papà non è stato mai violento con me, ero l’unica che ascoltasse e quella che, crescendo, lo aiutava quando si sentiva male per avere alzato troppo il gomito. Ora sto facendo un gran lavoro con la psicologa, distruggere punto per punto quelli che sono stati gli eventi negativi che ho vissuto con papà, ricostruendoli alla luce di una malattia che si teneva nascosta e che nemmeno lui ha mai saputo di avere. Glielo devo, ora che non c’è più! Accettare un papà con una malattia genetica è ben diverso che accettare un papà alcolizzato senza motivo!

E l’ altro obiettivo è quello di aiutare tutti i ragazzi che ora stanno vivendo nel silenzio e nella vergogna questa malattia in famiglia, proprio come me. Non avere un aiuto e sentirsi completamente soli è la cosa che non auguro nemmeno al mio peggior nemico, figuriamoci a dei ragazzi. Per questo insieme ai ragazzi di NOI HUNTINGTON, lavoreremo per aiutare ed accogliere chi ha bisogno di aiuto.

La speranza è la chiave giusta!

Marina

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