Ricercare per arrivare a NOI: la lettera di una ricercatrice

Ricercare per arrivare a NOI: la lettera di una ricercatrice

Ricercare per arrivare a "NOI".

La partecipazione a congressi di carattere scientifico costituisce parte integrante della carriera e della vita di un ricercatore.

Per un ricercatore un congresso offre la possibilità di mostrare alla comunità scientifica i suoi recenti risultati, di considerare quelli degli altri gruppi che lavorano nello stesso campo di ricerca e con cui magari potrebbe instaurare delle collaborazioni e, non in ultimo, di confrontarsi con scienziati di ogni luogo e paese.

Come ricercatrice vivo frequentemente questo tipo di contesti, ma la sensazione di totale e incondizionata condivisione che ho vissuto lo scorso 2 dicembre partecipando al convegno annuale della Fondazione LIRH Onlus che si è svolto a Roma è stata una assoluta e piacevole sorpresa.

Non era presente una comunità scientifica volta solamente alla “condivisione razionale” dei risultati, ma una Famiglia composta da ricercatori, pazienti affetti dalla malattia Huntington, familiari, volontari, membri di associazioni nazionali ed internazionali, rappresentanti di alti organi istituzionali e di aziende farmaceutiche, tutti con lo stesso obiettivo: una “passionale condivisione”.

Spesso noi scienziati, seppur ricerchiamo la condivisione, veniamo poi sopraffatti dal voler predominare sugli altri, per essere riconosciuti dal mondo come i più forti, un po’ come un leone capobranco che, nella savana, in un modo o nell’altro, deve riuscir ad imporre la sua posizione. Sabato 2 dicembre invece, in quella sala, non era presente un leone capobranco, bensì un branco di leoni forti, agguerriti e motivati a combattere insieme un raro ed unico nemico. Vite diverse, ognuna con le sue sfumature di colore, dai più cupi ai più brillanti, che si sono tenute per mano per dipingere insieme l’arcobaleno. Perché solamente insieme il quadro può diventare perfetto.

Ognuno ha contribuito con la propria esperienza, di malato, di medico, di psicologo, di familiare, di ricercatore. Nessuno ha predominato sull’altro bensì, per un’intera giornata, abbiamo camminato tutti l’uno al fianco dell’altro, per costruire insieme un mondo in cui la malattia Huntington non faccia più paura.

Proprio in questa prospettiva, durante il congresso annuale, è stato presentato un nuovo progetto della fondazione dal nome “NOI HUNTINGTON”, un progetto <<di giovani per altri giovani>>, così è stato definito da Alessia Migliore che, con la sua concreta esperienza, si è fatta portavoce di tutto il gruppo di ragazzi che capitaneggiano il progetto. Questi ragazzi, provenienti da ogni parte d’Italia, che in comune hanno la presenza della malattia nelle proprie famiglie, hanno deciso di mettere insieme le proprie esperienze e di unire le proprie forze per affrontare il futuro con ottimismo e fiducia perché, come ci ha ricordato Alessia, <<la malattia di Huntington non è solo negatività>>.

Il principale obiettivo di “NOI HUNTINGTON” è quello di formare una squadra che, in maniera concreta, attraverso attività, programmi ed incontri possa dare supporto, sostegno, informazione e speranza a tutti quei giovani ed adolescenti che crescono e vivono quotidianamente con la malattia Huntington. Come divulgatrice scientifica credo fermamente che una giusta ed appassionata comunicazione possa aiutare i più giovani a smascherare quelle paure che, spesso involontariamente, li spingono ad un isolamento.

“NOI HUNTINGTON” rappresenta pertanto il pezzo mancante di quel meraviglioso puzzle della Fondazione LIRH che da anni mette cura nella ricerca

 

Simona Ranallo
Ph.D. Postdoctoral Researcher
Laboratory of Biosensors & Nanomachines Department of Chemical Science and Technology
University of Rome Tor Vergata