Conosciamo le autrici del romanzo "Il Tempo di Dire”

Conosciamo le autrici: 

 

professoresse

 

 

Perché due insegnanti di scuole superiori decidono di scrivere un libro?

La scuola è l’ambiente dove ci siamo conosciute, Michaela insegnante di Lettere, Donatella insegnante di Matematica. Siamo subito diventate amiche e abbiamo condiviso molte esperienze in campo scolastico, comprese attività di volontariato sia a livello personale che con i nostri alunni che abbiamo avviato ad avvicinarsi a quel mondo per noi molto importante nelle sue varie forme. Tra i mille discorsi che abbiamo fatto insieme sempre tornavano due sogni: fondare un’associazione culturale femminile e scrivere un libro. L’Associazione culturale è stata fondata nel febbraio 2013, è una Onlus con fini culturali e ricreativi, si chiama “Lettura e Amicizia”, conta circa 150 socie, numero ragguardevole per Acqui terme (AL), il piccolo centro in cui viviamo ed è operativa, con successo da ormai 7 anni. Ma c’era un altro grande sogno, quello di scrivere un libro.

Michaela entusiasta, Donatella un po’ spaventata e restia. Abbiamo fatto nostre le parole di Johann Wolfgang Goethe: “Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.” E così ci siamo “buttate”!

 

Perché un libro a quattro mani?

Il primo libro che abbiamo scritto si intitola “Farfalle con le ali d’acciaio” ed è stato relativamente facile da gestire perché è un libro di racconti prodotti individualmente, anche se ogni racconto è stato discusso e vagliato nei minimi particolari, anche se ogni riga e ogni parola sono state condivise con l’altra. “Il tempo di dire”, invece, è un romanzo e scrivere un romanzo a quattro mani non è affatto semplice e neppure immediato. Inizialmente avevamo pensato di dividerci i personaggi, ma poi abbiamo deciso che non sarebbe stato questo il modo giusto di procedere e abbiamo sperimentato un modo più fluido di lavorare, entrando l’una nello scritto dell’altra, ma soprattutto scrivendo insieme. È stata un’esperienza bellissima, entusiasmante e travolgente che ha rafforzato ancor più la nostra amicizia e che ci ha fatto sentire veramente unite. 

Sappiamo usare il computer, ma per i nostri libri scriviamo a mano. Ci piace ancora la carta e la mano e la penna che corrono veloci sul foglio bianco per riempirlo di personaggi, immagini ed emozioni…

E così alla fine avevamo una montagna di fogli, fogli dell’una e dell’altra, di entrambe; la trascrizione su computer è stata una nota dolente, ma ce l’abbiamo fatta e alla fine abbiamo potuto avere il nostro romanzo stampato e scritto a quattro mani!

 

Come nasce l'idea del“Il tempo di dire”?

Per quanto riguarda il contenuto de “Il tempo di dire” siamo partite da un argomento di attualità e di un certo spessore che ci aveva da tempo interessate e su cui abbiamo più volte discusso tra di noi, argomento che non ci è possibile manifestare perché andrebbe a rovinare la lettura del libro in quanto viene praticamente svelato solo nelle ultime pagine. Partendo da quell’idea siamo giunte ad una trama articolata e abbastanza complessa che si svolge in due tempi differenti, gli anni ’60 e gli anni’80. Per questo all’inizio di ogni capitolo c’è una data e il nome del personaggio a cui il capitolo si riferisce, per facilitare la lettura. I problemi affrontati fanno parte dei tempi e delle società in cui la storia si svolge, ma molti sono poi quelli che si presentano anche ai giorni nostri. Alcuni possono tranquillamente far parte della nostra vita e ci hanno toccato o potrebbero toccarci; di altri sentiamo parlare molto spesso e, se pur ci sembrano lontani da noi, sappiamo che ci sono e ci turbano profondamente. Un libro non di evasione, dunque, anche se abbiamo cercato di trattare gli argomenti seri che lo costituiscono con una certa lievità. 

 

Perché l'attenzione sulle figure femminili?

Il mondo femminile ci ha sempre interessato molto e lo abbiamo sentito vicino a noi. Non per niente l’Associazione “Lettura e Amicizia” che abbiamo fondato è femminile e il nostro primo libro “Farfalle con le ali di acciaio” tratta, nei suoi 12 racconti, storie di donne ambientate nei nostri tempi o nel passato. Le farfalle con le ali d’acciaio sono ovviamente donne e il titolo è una forte antitesi. Le farfalle sono leggere, lievi, colorate, l’acciaio è una lega forte e resistente. É quindi una metafora della donna apparentemente fragile, ma in realtà forte e pronta a lottare, a superare le avversità, a risollevarsi e ripartire sempre. Anche “Il tempo di dire” è una storia di donne, tre per la precisione. Una è la storia di Giulia, nata nel 1948 e ambientata negli anni’60. Giulia è figlia del benessere e appartiene ad una famiglia dell’alta borghesia, ha una casa bellissima, tantissime amiche, è molto brava a scuola e ha una madre e un fratello che la amano molto. Ma soprattutto ha una gran voglia di vivere. Il padre Alfonso ha uno studio storico da avvocato in città e si dedica anche all’edilizia. La storia di questa donna inizia quando ha 42 anni ed è avvocato nello studio di famiglia. Attraverso un lungo flash-back viene raccontata la sua infanzia e la sua adolescenza. 

Le altre due donne sono madre, Francesca, e figlia, Laura. La storia è ambientata negli anni 80. Francesca fa l’insegnante ed è una donna splendida fino a quando deve affrontare una prova difficile ed imprevista, una malattia rara che non le permetterà più di essere come prima. La figlia si chiama Laura, ha 18 anni e vive la sua vita presa dalla scuola, dagli amori e dalle emozioni che nascono nella mente e nel cuore di una ragazza di quell’età. Dai 18 ai 27 anni la vedremo crescere tra studio, amori, ricerca del lavoro, la famiglia e le difficoltà legate ai problemi della madre. 

Ci sono anche ovviamente personaggi maschili, tre fortemente negativi, ma tre al contrario splendide figure di uomini che trasmettono amore, forza, dignità e sani principi che li guidano. Una situazione equilibrata che rispecchia il bene e il male che, come è evidente, fanno parte della vita reale. 

Ci teniamo però a sottolineare che la scelta di parlare di donne non deve in alcun modo essere confusa con un discorso femminista: è stata fatta semplicemente perché noi siamo donne e come tali conosciamo e amiamo il mondo che caratterizza e contraddistingue il variegato e affascinante universo femminile. 

 

Qual è il messaggio chiave del libro?

Nella prima pagina del nostro libro abbiamo riportato questa frase di Paolo Coelho: “Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare”. Queste parole sono indicative di quello che vuole essere, in parte, il messaggio del libro: resilienza. Questa frase ci è piaciuta molto perché spinge a non arrendersi, ad andare avanti anche quando questo sembra difficile. 

Ma, se non si può tornare indietro, se il destino ha mischiato le carte, se le scelte si sono compiute anche indipendentemente dalla nostra volontà, allora bisogna trovare la forza di procedere e di non soccombere. La frase inoltre ben rispecchia l’atteggiamento delle protagoniste del romanzo: Laura decide di vivere al meglio la sua realtà senza recriminare. Francesca, pur nelle difficoltà della sua prova, lotta e riesce a non perdere la cosa per lei più importante cioè l’amore delle persone che lei ama. Giulia, al contrario, si lascia travolgere dal dolore del suo passato che l’ha segnata profondamente e per sempre. 

 

Perché la malattia di Huntington nel vostro romanzo?

Siamo casualmente venute in contatto con la Corea di Huntington attraverso le parole di una conoscente che ci ha brevemente raccontato l’esperienza che una sua amica stava vivendo in famiglia. Siamo rimaste molto colpite dall’esistenza di questa patologia e abbiamo iniziato a documentarci su Internet consultando siti e video. 

Donatella, anche tramite la lettura a cui si dedica con passione, è sempre stata attratta da malattie neurologiche e mentali e Michaela ha avuto una esperienza personale poiché la sua adorata mamma ha sofferto di gravi e altalenanti disturbi dell’umore che hanno segnato la sua infanzia e la sua crescita. 

Problematiche di questo tipo dunque ci sono state vicine per i suddetti motivi e quando ne “Il tempo di dire” abbiamo dovuto inserire una malattia neurologica abbiamo pensato alla malattia di Huntington che tanto ci aveva coinvolte e che ben si prestava, per le sue caratteristiche, alla trama del nostro libro. 

 

Perché avete contattato la Fondazione LIRH?

Durante quasi tutte le nostre presentazioni una delle domande più frequenti era quella sulla malattia descritta nel libro. Ci siamo accorte che pochissime persone erano a conoscenza della corea di Huntington e, nel cercare di spiegare questa patologia, ci siamo sempre più informate e interessate ad essa. Abbiamo consultato i siti di alcune associazioni e, dopo aver letto attentamente le caratteristiche di queste associazioni, abbiamo scelto LIRH perché è l’unica a proporre, oltre informazioni relative all’Huntington e assistenza ai malati e familiari, la ricerca, al fine di prevenire e curare la malattia. 

 

Perché avete scelto di destinare una parte del ricavato delle vendite alla Fondazione LIRH?

Nel nostro piccolo abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per le persone che soffrono. Nell’ambito scolastico siamo sempre state vicine ai ragazzi con problematiche comportamentali e cognitive. Nella vita privata facciamo parte del direttivo di una Associazione che si occupa di malati terminali. Pensando di collaborare con una fondazione che si occupa di Huntington, ci è venuto spontaneo decidere di devolvere ad essa una parte del ricavato della vendita dei libri con l’intento che fosse rivolta soprattutto alla ricerca. 

 

Il Costo è Il tempo di Dire 14,00 euro

Una parte del ricavato pari a 4 euro sosterrà le attività della Lega Italiana Ricerca Huntington. Il libro è acquistabile direttamente nei nostri ambulatori dove svolgiamo assistenza gratuita. Oppure online attraverso bonifico bancario, bonifico postale o versamento sul conto corrente postale, specificando nella causale "acquisto romanzo Il Tempo di Dire" Acquista il libro