Angela
8/03/2021
Una storia di Huntington…e non solo.
Angela (nome di fantasia) ha 30 anni e vive in piccolo paese di una piccola regione.
Suo papà, che non c’è più, aveva la malattia di Huntington.
Angela non sa se il papà le ha trasmesso la mutazione responsabile della malattia. A 24 anni, scopre di essere incinta e decide di sottoporsi al test genetico, che rivela un esito positivo.
Il suo compagno, Antonio (nome di fantasia), sembra accettare questo risultato.
Tuttavia la mamma di Angela, non convinta, lo prende in disparte e gli parla a quattr’occhi.
Gli dice che non deve costringersi a rimanere accanto alla figlia solo perché incinta. Se non se la sente di restare, sapendo che un giorno si ammalerà, può tirarsi indietro. Ci sarà comunque lei, accanto ad Angela. Il ragazzo si risente: “Mica sono un vigliacco! l’affronteremo insieme”. E resta.
Angela effettua il test prenatale. Scopre, con sollievo, di non avere trasmesso a sua volta la mutazione genetica.
Così, dà alla luce una bambina sana. Insieme ad Antonio, costruisce una famiglia, nel piccolo paese, nella piccola regione.
Antonio, però, non si fa vedere mai in giro insieme ad Angela. Lei è sempre sola quando esce. Nel paese iniziano a chiamarla ‘la vedova’.
Poco a poco, Antonio comincia a bere. L’alcool lo rende sempre più violento e aggressivo, fisicamente e psicologicamente. “Mi chiamava morbo, còrea”. Mi diceva “Tu sei malata…”, anche davanti alla bambina – racconta Angela. “A volte fanno più male le parole, che le botte”, le fa eco la mamma.
Alla fine Angela, stanca di subire, trova la forza di reagire e lo lascia. Va dai carabinieri a sporgere denuncia e si trasferisce a casa della mamma.
Da allora, entra in un turbinio quotidiano fatto di ricatti e minacce da parte di Antonio. Angela, disperata, lo denuncia per stalking.
In paese, e anche in famiglia, nessuno sa che Angela ha una predisposizione a sviluppare la malattia di Huntington. Non l’ha voluto dire a nessuno, perché non vuol essere guardata con occhi 'diversi' o trattata in modo 'diverso'.
Antonio, che lo sa, sparge la voce e dice a tutti che Angela è ‘malata’. Non solo, fa leva su questo aspetto per provare a sottrarle la figlia.
Qualche mese fa, qualcuno spara contro la lapide di suo padre, al cimitero.
Chiediamo ad Angela “Se avessi un microfono, cosa vorresti dire”?
“Voglio dire a tutte le donne che si trovano in una situazione come la mia di uscirne fuori da leonesse. Cose simili non si possono accettare”.
La storia di Angela, per certi versi, è comune a quella di altre donne, giovani e meno giovani, che si ritrovano accanto uomini violenti, incapaci di accettarle per i motivi più disparati e più futili: sei troppo grassa, sei troppo magra, sei troppo truccata, sei poco truccata, hai la gonna troppo corta, la tua gonna non è abbastanza corta... non vali niente….etc. etc.
Per altri versi, però, quella di Angela è una storia unica. Nella sua storia c'è un protagonista occulto: lo spettro di una malattia rara. Una malattia difficile da pronunciare, ancora non curabile, che nessuno sa quando si presenterà.
La persona con cui Angela ha concepito una figlia, la stessa che aveva detto “Mica sono un vigliacco! L’affronteremo insieme”, non ha esitato a ‘darla in pasto’ al piccolo paese. Ha fatto di tutto per stigmatizzarla, per isolarla, mettendo a nudo il suo ‘punto debole’. E non perché Angela sia una cattiva persona o una cattiva madre. Non perché abbia fatto del male a qualcuno, ma solo perché ha nel suo DNA un "difetto" che un giorno la farà ammalare. Lo stesso "difetto", che avrebbe dovuto essere una ragione per proteggerla, è diventato un’arma usata contro di lei.
Ma Angela ha reagito, l’ha mandato via.