Come mai i neurologi hanno pareri discordanti sul fatto che la pridopidina rallenti la malattia?
Gentilissimo,
Nessun neurologo può esprimere pareri in questa fase, perché il farmaco non è presente nella comune pratica clinica. Chi lo fa si sbilancia e rischia di parlare a sproposito. Neppure chi ha eseguito la sperimentazione, come me, può sbilanciarsi perché lo studio è stato in doppio cieco, per cui non siamo stati informati ancora di chi assumeva il farmaco (e a quale dose) e chi il placebo. La verità è la seguente: il farmaco modifica un valore di capacità funzionale, che significa che le persone svolgono meglio le loro attività quotidiane. Questo valore non è dato dal semplice punteggio di una banale scala di valutazione, ma dall'interpretazione di molte variabili che vengono analizzate durante la visita e che non appartengono alla conoscenza comune dei medici, se non di quelli con molta esperienza su questa malattia. Parleremo dei dettagli il 3/12 alla conferenza annuale della LIRH. Teva ha interesse a promuovere iniziative valide sulla malattia, non a concludere semplicemente un buon affare e non ha bisogno di millantare credito per reclutare i pazienti perché, caso mai, ha il problema opposto e cioè quello di non lasciare fuori tanti che vorrebbero partecipare.